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Fette di limone - Il ripieno del Gabibbo

  • Immagine del redattore: Adriano Pugno
    Adriano Pugno
  • 24 ago 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

La morte di Gero Caldarelli, quello che si è auto-definito il “ripieno” del Gabibbo, è passata quasi sotto silenzio. La storia del Gabibbo, invenzione di un genio del male come Antonio Ricci, si incrocia con la storia del nostro Paese. Se la democrazia è diventata, negli anni ’90, democrazia del telecomando, del televoto e dello share, il Gabibbo è stato il suo eroe più energico, più vivo.

Il Gabibbo nasce nell’epoca di Sgarbi e Funari, di gente che spaccava lo schermo televisivo per urlare la propria verità. Caldarelli, sotto la maschera, nascondeva noi stessi, il popolo che vuole dirne quattro, che si indigna, che se la prende con tutti senza voglia di approfondimenti, distinguo o alcun tipo di senso critico.

La segnalazione a Striscia è stata vista per anni come la più potente arma a disposizione del cittadino. E pazienza per il conflitto d’interessi, per la spettacolarizzazione sempre e comunque, per la poca credibilità di certe inchieste, per la falsa convinzione che sono tutti uguali, signora mia: il Gabibbo si è posto da subito come pupazzo vero contro una politica di pupazzi, e l’operazione è funzionata, purtroppo, dannatamente bene.

Il Movimento 5 Stelle, i vaffa, le polemiche sui Social, l’infotainment sempre più spinto sono tutti figli del Gabibbo, hanno assimilato la lezione di Ricci e Caldarelli, e gli altri giù a rincorrerli. La politica ha una sola lingua, monotona, e ricorda quella del pupazzo più famoso d’Italia. Che all’interno non avrà più Caldarelli, il ripieno più vero, ma che continuerà a fare giustizia a suo modo. Tanto, lì dentro, ci siamo stati un po’ tutti.

 
 
 

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 ADRIANO
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Tanto per riassumere

Ho 26 anni e sono cresciuto a Montefiascone. Ora vivo a Torino, e sono passato dalla Fiera del vino al Salone del libro. Onestamente mi trovo bene in tutti e due.

 

Mi sono laureato in Lettere con una tesi sulla narrazione tra fiction e realtà di Cercas e Saviano, mentre alla Scuola Holden mi sono diplomato con un progetto sulla televisione a cavallo del secolo, parlando dell’Uomo Gatto e di Ciao Darwin.

 

Scrivo articoli per Repubblica, Vice e Tropismi. Amo comporre canzoni demenziali, guardare Techetechetè e ascoltare cose che andavano di moda 50 anni fa. Ma non nello stesso momento.

Al momento collaboro con la Scuola Holden. Mi occupo di Corporate Storytelling.

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