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Fette di Limone - Cosa mi porto dietro dal Salone del Libro

La trentesima edizione del Salone del libro si è conclusa da pochi giorni. Un’edizione da record, che mette e tacere le perplessità e i veleni dei mesi precedenti.

Come ogni anno, ci sono tante piccole cose che ho rubato. Frammenti di frasi, immagini, sensazioni.

In attesa della prossima edizione, ecco le dieci cose che mi porto dietro dal Salone del Libro di quest’anno.

Milano… chi?

A Torino non si scherza un cazzo

a Milano gira il grano

[...]

ma a Torino

non si scherza

un cazzo.

Ha ragione Guido Catalano. Sarà stato l’orgoglio, la voglia di rivalsa, l’anniversario da festeggiare. Ma questo Salone è stata una festa che ha coinvolto Torino e i lettori. Eventi di alto profilo, programmazione meno furba e più intelligente, lavoro sul territorio. Gli stessi editori sono rimasti piacevolmente stupiti da una passione che non si aspettavano, se lo dicono tra uno stand e l’altro concludendo sempre con lo stesso commento: altro che Milano.

La piazza dei lettori e la bellezza delle cose semplici

Un inaspettato successo è arrivato dalla Piazza dei lettori, l’unione di tante librerie indipendenti sovrastate da una colonna di libri, specchiata in alto e in basso. Posto da selfie, certo, ma anche simbolo di tutte quelle persone che vogliono riempirsi la casa di libri, che ne vogliono fare l’impalcatura quotidiana.

Pennac e l’autofiction

L’incontro con Daniel Pennac è stato uno dei momenti più attesi di questa edizione. C’erano più persone in fila per l’incontro che partecipanti a Tempo di libri, per dire. Con il solito stile di sempre, sornione e stralunato, Pennac ci ha donato una delle migliori critiche all’autofiction e agli scrittori che credono di incarnare la verità:

Come tanti personaggi che incarnano un ruolo, il risultato diventa un po’ ridicolo. Pensano di essere gli unici a possedere la verità vera e si comportano come personaggi da romanzo.

L’isola del silenzio

Al Salone del libro, al posto di alcuni editori, sono arrivate le idee. Le provocazioni. Una di queste è l’isola del silenzio, una stanza con le luci soffuse e le poltroncine. Una spa con i libri al posto del the verde, dove il rombo dei microfoni e del chiacchierìo diventa un leggero rumore di fondo. E liberarsi da questi rumori di fondo è la sfida già persa di questi anni.

Minimum spritz

La Minimum Fax verso le 18 offre un bel bicchiere di birra, magari insieme a Giordano Meacci. Nottetempo non ti dà un bicchiere di prosecco neanche se rimani là un buon quarto d’ora.

Stephen King e lo spirito identitario

Sono poche, pochissime le volte in cui uno scrittore riesce a creare una comunità. Uno di questi è Stephen King, come dimostra la festa organizzata da Loredana Lipperini all’interno del Salone del Libro. Se ingiustamente non fa parte degli scrittori canonizzati dalla critica è colpa probabilmente dei pregiudizi sulla letteratura di genere. Sarebbe ora di smettere di considerare King un maestro dell’orrore: King è un maestro.

Steinbeck e i classici

L'uomo è un animale che vive d'abitudini. Si affeziona ai luoghi, detesta i cambiamenti.

Il reading organizzato da Baricco e Bianconi è stato un momento di consapevolezza collettiva.

Furore è stato strappato dalla vulgata che lo relegava a un ottimo romanzo realista, la cartina tornasole della Grande Depressione americana. Il capolavoro di Steinbeck è un classico nella misura in cui riesce ad essere senza tempo, parlare indiscriminatamente a ogni generazione.

Baricco lo sintetizza così: è il libro in cui ogni migrazione è stata raccontata per sempre. Poco da aggiungere.

Salonight

La tradizionale festa di Minimum Fax ha come sempre troppa gente, per un luogo suggestivo ma relativamente piccolo come la Società Canottieri. Cosmo non convince. Tutt’altra storia la festa della Holden, quest’anno a tema Twin Peaks. Dopo il furto della salma di Mike Bongiorno, quest’anno si segnala la trafugazione del santino della povera Laura Palmer.

I libri

E poi ci sono i libri, ovvio. Io ne ho acquistati meno degli altri anni, per una lista infinita di romanzi, fumetti e saggi che sta sopra il mio cassetto, per il bilocale che sta scoppiando, per i prezzi sempre più alti. Ne ho segnati tanti, alcuni li ho sfogliati, altri li avrei tirati via. Poi il Salone finisce, si torna a casa stanchi, i piedi a pezzi. Voglia di una poltrona, di luci accese. E di un libro, un altro, sul comodino.


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