Fette di limone - Dieci motivi per cui guardare Sanremo è un dovere civico
Sta per cominciare Sanremo, giunto alla sessantasettesima edizione. Intanto, per non farci mancare niente, sono tornate le solite polemiche: cachet troppo alti, canzoni sempre più brutte, artisti sconosciuti o in prepensionamento. E il Festival che è una baracconata, che non è più quello di una volta, che ogni anno è sempre peggio.
Inutile citare l’edizione del 75, quella dei cantanti sconosciuti. Per capirci, al posto della proclamazione della canzone vincitrice, Ragazza del sud di Gilda, venne lanciato il TG1.
No, per carità. Sempre peggio, sempre più show e meno musica, sempre più mediocre.
Io, invece, come ogni anno non vedo l’ora che si accendano le luci dell’Ariston. E penso che se vi interessa davvero lo stato delle cose, della musica, la televisione e tutto il resto, dovreste guardarlo anche voi. Compreso il dopofestival e l’anteprima del solito Vincenzo Mollica.
I motivi sono tanti, ma ve ne suggerisco giusto dieci.
Questione di sguardi
Intendiamoci: quella in onda a Sanremo non è né una sintesi della realtà dei nostri giorni né una realtà imposta dall’establishment, da mamma Rai o da Daniele Piombi. Quella che vediamo, insieme a ciò che non vediamo e che critichiamo perché ci manca, è la realtà percepita da una certa fetta di popolazione, il termometro di ciò che sta succedendo, la tele-realtà con il vestito della domenica.
Twitter revenge
Dai, diciamocelo tranquillamente: Twitter non lo usa praticamente nessuno. Pochi meme, pochi amici con l’account, poco spazio per i pensieri. Basta un Buongiornissimo, Kaffeeeee? per giocarsi metà dei 140 caratteri. Ma per Sanremo tutto cambia. Si rispolvera l’account, si cerca la password salvata su qualche documento di Wordpad e via alle danze.
Le serate con gli amici
Che poi è tutta una scusa per stare con gli amici, trovare qualcosa da fare anche di sera a febbraio, per giunta in mezzo alla settimana. E gli amici sono anche una scusa per vedere Sanremo, che può andare da Massì, ci facciamo due risate, poi tanto mica lo guardiamo, certo, come no, a No ma mi ha obbligato lui, io Sanremo non lo vedo mai che mi fa schifo. E magari ha la suoneria del Volo.
Il trash
- La famiglia Anania con i 14 figli, tutti grazie alla madonna e alla provvidenza.
- Siani che dà del ciccione a un ragazzino.
- Brian Molko, il cantante dei Placebo, che spacca la chitarra.
- Crozza fischiato dalla platea che non riesce ad andare avanti.
- Le imbarazzatissime e inutili interviste con i superospiti internazionali.
- Il ritorno di Albano e Romina, con Albano che fa le flessioni.
- Il tipo che si vuole buttare di sotto.
- La farfallina di Belen
- Gabriel Garko che non riesce a leggere il gobbo.
- Il Sanremo presentato dai figli di.
- Pupo, il principe e il tenore.
- I tre tenorini.
- Gabriele Cirilli. GABRIELE CIRILLI.
E poi ci lamentiamo di Trump.
Nostra signora dei talent
L’arrivo di Maria de Filippi a Sanremo è simile a quello di Ronaldo alla Pinetina. Il suo stile privo di fronzoli potrebbe dare respiro a una narrazione barocca e ridondante come quella sanremese. Inoltre, ed è la cosa più importante, anche i detrattori più accaniti di Amici e degli altri talent le riconoscono la capacità di valorizzare gli artisti a disposizione, di renderli protagonisti riconoscibili e degni di interesse. Certo, con la Atzei servirà un miracolo.
Gigi returns
Come ha fatto Gigi D’Alessio a diventare il cantante più odiato d’Italia? Mi ricordo il tributo a Lucio Dalla in piazza Maggiore, una folla commossa che si trasforma in onda di fischi e insulti. Forse la moglie tradita e poi lasciata per la Tatangelo, forse le canzoni a metà tra neomelodico e Kekko dei Modà, forse, ahimé, il suo essere napoletano. Ma Gigi è nella fase peggiore della sua carriera. L’ultimo suo pezzo a Sanremo, in coppia con la Bertè, era l’apoteosi del trash. Da lì qualche capodanno televisivo e i debiti con Valeria Marini. Impossibile andare più a fondo. Che sia l’anno della rinascita?
One moro time
Diamentralmente opposta la situazione di Fabrizio Moro, il vero favorito per la vittoria. La sua vena incazzata cantautoriale è riuscita a rimanere indenne malgrado il suo ruolo ad Amici. Dieci anni fa si è fatto conoscere al pubblico italiano proprio grazie a Sanremo, vincendo la categoria giovani con Pensa, che è insieme un gran pezzo e un tormentone. Poi l’anonima Non è una canzone, uno dei pochi passi a vuoto in una carriera di successo, a cui manca solo il sigillo finale. Può essere questo l’anno?
Il dopofestival
Per carità, non sarà più quelli di Mai dire gol, ma la Gialappa’s il suo lavoro lo fa sempre piuttosto bene. Insieme al surrealismo di Rocco Tanica (ma ci sarà quest’anno?), i loro interventi sono stati la cosa migliore dello scorso festival. I cantanti che svaccano, le litigate con Domenico Naso o Monina, gli artisti con molta considerazione di sé e poco sense of humour. Ne vedremo delle belle.
Orfani
Ecco, quest’anno sarà il mio primo festival senza questa frase. Senza la barbetta più famosa tra i direttori d’orchestra. Questo sarebbe un motivo per NON guardare il festival, altroché. Ma, tutto sommato, siamo tutti curiosi di vedere l’effetto che fa. Chi prenderà il suo scettro, la sua bacchetta?
Il motivo più importante
Perché Sanremo è Sanremo. No?