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Fette di limone - Ode al bidet


Ce lo hanno detto in tutti i modi: viaggiare è bello. Si fanno esperienze -benedette esperienze!-, si vedono posti, si fanno splendide foto da mettere su Facebook, foto che non vedrà nessuno, magari, ma sapranno che in quel dato giorno eri lì, lontano dai soliti bar, le solite strade, la solita noia.

Ma se ogni viaggio è diverso, per meta, compagnia o cos’altro, ad accompagnarlo è la stessa, unica nostalgia.

Ah, bidet! Invenzione tutta italiana, originaria della corte dei Medici! E quant’è bella giovinezza, e chi vuol essere lieto sia, sì, ma lieto da entrambe le parti!

Ah, bijoux bidet! E dire che lo portammo in Francia, nel 1600, e a Versailles con tutta quella magnificenza e quello sfarzo davvero non sapevano dove metterlo, e ci credo che Lady Oscar fosse sempre così nervosa e sull’attenti.

E tutte le volte che varchiamo il confine, e ci sentiamo aggrediti dalla grandeur, la Tour Eiffel, le Champs elysees, I Luigi e Napoleone, magari pure Asterix e Obelix. Ecco, un popolo senza bidet non può neanche parlare. Diciamolo serenamente. Figurarsi poi con quelle stanzette con il water (la toilette) da una parte e il lavandino dall’altra, e le terga incerte sul da farsi.

Ah, bidet bidet! E tutti quei rimedi alternativi, dalla salvietta umidificata ai bicchieri di acqua oligominerale, lo giuro, sentiti con le mie orecchie, e la sera a dormire con la sensazione di essere sempre un po’ scomodi, inadeguati. E poco amati.

Bidet, amico, fratello! Quei ritorni a casa dove ci si dice la prima cosa che faccio appena arrivo, te lo giuro e tutti hanno già capito cosa, e poi lo si fa davvero, come prima cosa. Cose di minuti che sembrano ore, che prima ci si lava e dopo si sta lì a sentire l’acqua e a pensare ma come diavolo faranno dalle altre parti. E lì le teorie sulle docce ogni volta che si va in bagno, o magari sui popoli sporchi e gli italiani puliti, o di certe varianti regionali di culo autopulente, o semplicemente che si pulisce meglio, resiste meglio. Resiste e basta.

Oh, amato bidet, con quel nasino grigio a spezzare il tuo candore. Che adesso hai anche, sì, hai anche il miscelatore! Invenzione fantastica, divina! Finiti i tempi degli equilibri precari, del ghiaccio che basta un niente ed hai il sedere che odora di pollo arrosto.

Scusa mio caro bidet. Per chi ti umilia urinando nel sanitario sbagliato, per chi non ti conosce e ti reputa uno strumento da bordello o un lavandino per nani, per chi ti sottovaluta e per chi scrive bidè. Considerala acqua passata. Un po’ come hai sempre fatto, con cura e dedizione.

Con affetto.

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