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Fette di limone - Referendum for dummies


Mi hanno obbligato a fare un post sul referendum. Avevo pronta una bellissima apologia di Max Pezzali, e invece no.

Dai, basta parlare di aranciata amara e Hit Mania Dance. Scrivi qualcosa sul referendum, un articolo d’opinione.



Intendiamoci, non è mancanza di voglia. Semmai un po’ di nausea, nausea pesante, ad entrare nelle cafonaggini di questo estenuante dibattito referendario. La riforma l’hanno letta in pochi, ma tutti sembrano avere le idee chiare. Chiarissime.

Chi vota sì è pidiota, schiavo di Renzieeeeee non capisce niente e non sa leggere, la riforma è fatta dalla p2, no, di più, dall’Hydra e da quelli che in pizzeria stanno un’ora sul menù e dopo prendono la margherita!!!



Chi vota no è un grullino, un criminale, ci vuole far ritornare nel baratro, nel buco nero, e ancora peggio vuole regalare l’Italia ai grillini, ai fascisti!!!

(Che poi, se la marcia su Roma la deve fare la Raggi, stiamo tranquilli. Per la scelta dei gerarchi ci metterebbe un par d’anni).

Tutti costituzionalisti da tastiera. Beati. Io questa sicurezza non ce l’ho. Solo una cosa, non poco importante: che le ragioni del sì e del no, a leggerle bene, sono entrambe ragionevoli. Entrambe.


Chi vi dice di no, che non è vero, che lo scontro è tra il bene e il male assoluto, beh, dice una cazzata.

Questa riforma si inserisce nel dibattito tra il bisogno di una maggiore governabilità e rapidità di esecuzione, che anima il fronte del sì, e quello di una maggiore rappresentatività e della necessità di rimanere con gli attuali contrappesi, propugnato dal fronte del no.


Insomma, semplificando per i più pigri: pensate che il presidente del consiglio e il governo, in Italia, abbia poca possibilità di manovra? Siete stufi del ping pong tra Camera e Senato? Votate sì. Pensate che i contrappesi siano giusti, che la politica tutto sommato è e rimane l’arte del compromesso? Votate no.

Possiamo anche dire che il è per una prospettiva più centralizzata, con alcune materie importanti (trasporto, lavoro, energia) che ritornano di competenza esclusiva dello stato. Se volete fare i fighi a tavola, si chiama Riforma del titolo V. Titolo quinto, eh, non V di Verona. Il no rimane in un’ottica più federalista. Una prospettiva importante, questa, e viene rabbia per un referendum che sarebbe stato più giusto scorporare in più quesiti.

Bene, il discorso sarebbe questo. Tutto qua, ben diverso dalle migliaia di post su Facebook che hanno sostituito il nostro amato Buongiornissimo e le disquisizioni sul tempo che cambia. E che hanno toccato il fondo in alcune occasioni, da entrambe le parti. Proviamo ad elencare le peggiori, in un’imperdibile top 5 referendaria.

1) Le accozzaglie. Se voti sì voti come Alfano, se voti no voti come Berlusconi. Il sì ha riunito Renzi e Verdini, Casini e la Cirinnà, il no ha riunito i fascisti e i partigiani, Travaglio e Sallusti, Lega e M5S. L’Economist tifa il no, il Financial Times il sì. Insomma, parecchi si indignano perché persone di schieramenti diversi (e di moralità, caratura diversa) la pensano nello stesso modo in un quesito squisitamente tecnico. Cosa peraltro già successa in passato, vedi il referendum sulla Scala Mobile con l’alleanza tra PCI e MSI.

2) La scheda di meno. “è difficile chiedere a un giovane di dire sì a una riforma che immediatamente appena uno inizia a votare gli togli già la scheda del Senato perché i senatori non li eleggeremo più”. Parola di Marco Travaglio. Praticamente è come le figurine: magari al posto della scheda del Senato ci danno la figurina di Poggi e Volpi.


3) #bastaunsì Se vince il sì i malati di cancro avranno cure più adeguate. Lo dice la Boschi ad UnoMattina, lo conferma Renzi. La sanità sarà più veloce, lo assicura il ministro della salute Lorenzin. Sarà più facile avere un lavoro, persino sconfiggere l'ISIS. Per la vita su Marte ancora niente, ma sicuramente ci stanno lavorando sopra.


4) Fidelizzati Con la riforma si rischia una deriva autoritaria. Lo stesso Zagrebelsky, costituzionalista e figura autorevole per il no, minimizza. Ma sono molte le forze politiche a mettere in guardia, a paventare il rischio di una pseudo-dittatura. Sì, ma quali forze? Una è Forza Italia, che fino a poco tempo fa proponeva una riforma che ci avrebbe fatto diventare una repubblica presidenziale o semi-presidenziale, con un governo molto più forte di quello che uscirebbe da un eventuale sì. Un’altra posizione simile è quella di Forza Nuova, e niente, fa già ridere così. Per non parlare di quelli che si sono lamentati fino a pochi giorni fa del rischio autoritarismo e ora piangono la morte di Fidel. Che già il fatto che si faccia chiamare Leader Maximo ci suggerisce che non fosse proprio il maximo della democrazia.


5) Elezioni referendarie “Voto sì per mandare Grillo e Salvini a casa”. “Voto no per mandare Renzie a casa”. Se queste sono le motivazioni è meglio che a casa ci rimaniate voi, il 4 dicembre.



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