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Fette di limone - Lucca come?




Il Lucca Comics è quel posto che quando cerchi di spiegarlo alla mamma pensa che tu stia andando a una cosa per bambini, a leggere Topolino o Tiramolla. Ecco, se c’è un posto dove non porterei un bambino è proprio Lucca, un mondo dove i fumetti diventano Graphic Novel, i videogiochi diventano esperienze transmediali e gli spaghettini di soia Saikebon a 5€ sostituiscono il kebab.

Il romanzo se la passa troppo male, tra postmodernismi vari e Bob Dylan. In attesa di vedere ZeroCalcare che festeggia il Nobel alla Garbatella, il Lucca Comics riassume alla perfezione un tipo di cultura che non è neanche più 2.0, o contro, o alternativa.

Parto da Torino alle 5:30 del mattino. A Porta Nuova c'è un tipo che suona il pianoforte, piaga ormai diffusa in ogni grande stazione. Gli altri, come me, hanno la faccia di chi deve andare in bagno di notte e pensa che il lettuccio è caldo caldo e che non doveva andare così.


Più mi avvicino a Lucca, più i treni si riempiono di altri visitatori. Li riconosci subito: dalle magliette, le battute. Gli argomenti più gettonati sono: Pokémon Go, prestazioni della scheda grafica, Harley Quinn (vedi sotto), satira sul cosplay, anime giapponesi che andavano su MTV. Hanno tutti lo stesso tono di voce e persino la stessa risata. Fanno critica sul calcio, 22 cretini con un pallone, e poi te li trovi a combattere con le spade di plastica e l’espressione da pelìde Achille.



Non ce la faccio, non sopporto la gente che va al Lucca comics. Me compreso, sia chiaro. Non sopporto chi ci va pensando sia una carnevalata, chi compra i graphic novel che non leggerà mai e ne esalterà il tratto e un certo senso di inquietudine. E sopporto ancora meno chi ci va in maniera settaria, non inclusiva. Chi parla in gergo e si arrabbia se gli chiedi cosa vuol dire skillare o chi cazzo sia questa benedetta Harley Quinn (vedi sotto, ci sei quasi).

Su uno dei mille treni cambiati per arrivare a Lucca ci sono tre bambine con la parrucca bianca e il taglio alla Rita Pavone. Quella davanti ha appena fatto la battuta


Percy Jackson, poi la ritrovai.


Le bambine si mostrano delle immagini dal telefono. Sono personaggi ambigui di manga, dicono cose che Mister Grey scansati. Ovviamente butto l'occhio anche io e due o tre volte arrossisco. La conversazione riapre con i vari ship, che consistono nel prendere personaggi distanti o addirittura opposti e immaginarli in rapporti sadomaso. Per capirci: Don Rodrigo che frusta Lucia sotto lo sguardo sornione del Conte Duca. Ma loro sono forti, più trasgre che trasgressive. Il loro atteggiamento è da maschiaccio arido che ripudia la pucciosità. Ascoltano qualcosa che sta a metà tra i Subsonica e i My Chemical Romance. Le bambine parlano di identità, di rispetto per quelli di terza (media) che questi giovani di oggi non hanno. Mi ricordano la parte più caciarona e innocua del fascismo. Le mamme ogni tanto si girano a fotografarle, così carine e mascherate, e loro si vergognano.

Arrivo a Lucca, ed è sempre la stessa magia. Sono tra i tanti che hanno visitato Lucca solo per il comics, e pensano segretamente che esista solo in quei giorni là. E che Pasolini non abbia visto il sarcofago di Ilaria del Carretto ma un complicato tentativo di cosplay. Chissà. Magari dopo la smontano, Lucca, e la mettono in un magazzino fino all’anno successivo.

Lucca, come prevedibile, è piena di Harley Quinn. Harley Quinn è l’unico motivo sensato per andare a vedere un filmaccio come Suicide Squad. Lei è follemente pazza di Joker, il nemico di Batman, e soprattutto, è questa qui.


A Lucca ho contato ben 47 Harley Quinn, tutte e 47 con un’espressione provocante, sexy, dannata. Due sono bambine, la 42esima è un uomo, solo la 44esima riprende l’immagine del fumetto e non quella filmica di Margot Robbie. Tutte e 47, lo giuro, si sentono molto originali.

Sì, perché Lucca è colorata dai vari cosplayer. Il cosplay è l’arte di mascherarsi da personaggio dei cartoni, di un film. Quest’anno vanno molto le serie, da Frankie Underwood a The Young Pope fino a un Jon Snow con gli occhiali à la Berlinguer. Chi non viene fotografato è molto triste ma fa finta di niente e assume una pregevole faccia di circostanza.


Come sempre, fare il biglietto su internet non serve a nulla. Nessuno sa dove dobbiamo andare, e dopo essere rimpallato in ogni zona, da Figline a Montevarchi, mi ritrovo in fila insieme a quelli che devono comprare il biglietto e fanno pure prima di me.

C’è tanta gente e si parla di vendite record dei biglietti. Così il Comics, quest’anno, si allarga su tutta la città. C’è perfino un PalaYoutuber in zona fiera, dove non ho avuto il coraggio di entrare. Ci sono più mostre, più stand, più aree visitabili. Certo, le file ci sono sempre. E qualcuno ha anche la simpatica idea di portarsi una bambina in passeggino, in mezzo alla piazza, bloccando più gente di un quarantenne che fa “pulizia kontatti”.

In una delle troppe file mi trovo dietro due allenatori Pokémon. Stanno parlando dei combattimenti, usando termini come Stab, affinità di tipo, velocità di apprendimento. NO. Non rubatemi la mia infanzia. Il combattimento Pokémon è sempre stato Charizard con lanciafiamme e tutti a casa. Uno stand vicino si chiama Daniela pupa, e il suo ricordo, insieme a quello di Gi pigliamosche e Nan avventuriero, mi raffranca e riscalda il cuore.

Ecco, non ho ancora parlato degli stand, e questo significa molto. No, Lucca non è diventata la versione nerd di Expo. I fumetti ci sono, e di qualità. Ve ne parlerò da qualche parte, appena letti. Certo, c’è sempre il rischio dietro l’angolo di trovare un tipo con la faccia da disperato che ti offra una specie di Netflix con anime sconosciuti o il tipo che ti scansa maleducatamente per fare la foto del Mazinga gigante che c’è ogni anno a Lucca e che lui ogni anno immortala con la Reflex.



L’altra faccia della medaglia è l'emozionarsi per una dedica, per un bozzetto stupendo fatto in cinque minuti davanti ai tuoi occhi adoranti. O ipnotizzarsi davanti al nuovo Final Fantasy. O fermarsi un solo momento ad assaporare la magia del comics, della carnevalata, dei collezionisti, di quelli che stazionano nello stand peggiore perché ci sta la piattaforma per caricare il cellulare e di quelli che tra tante anteprime di videogames e virtual reality vanno a prendersi a mazzate sul solito vecchio gioco del wrestling.

Ecco, l’ultima cosa che ho imparato di Lucca è che ormai è un appuntamento pop, e andare in stazione con 50 minuti d’anticipo può non bastare. Sono rimasto in fila incolonnato per un’ora, impossibilitato ad andare avanti e indietro, mentre la mia ragazza se la prendeva nell’ordine con la protezione civile, trenitalia, Lucca, Firenze, la Fiorentina, i guelfi neri, Renzi e la povera Ilaria del Carretto. Potreste rimanere lì, fermi, circondati da Harley Queen, con J-Ax che vi entra in testa, pensa te, a cantare che la vita non è un film. E neanche un dannatissimo manga.


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